"LAVORARE STANCA"
inchiostro, carta
10x30 cm
© Chen Li
1997
testo: "I mari del sud", di Cesare Pavese tratto da "Lavorare Stanca", raccolta di poesie 1936, Einaudi Editore, Torino.
PRIMI LAVORI
"Blazing in Gold",70x50 cm, Chen Li 2005
testo di Emily Dickinson
"Infinito", 70x50 cm, Chen Li 2005
testo di Giacomo Leopardi
"La felicità", 70x50 cm, Chen Li 2005
testo di Jorge Luis Borges
"Rosso" 2005
"Il dono", 2006
"La felicità", 2006
"Borges-enigma" 2003
"Fluttuante", 2005
"Vento Cardinale" 2007
La grande tradizione della scrittura orientale trova in Chen Li un'interprete contemporanea di grande spessore, capace di porre in relazione parola e immagine, sino a trasformare la prima in un puro segno, in estensione emotiva del gesto. Non a caso, Chen Li si ispira a tre grandi poeti della tradizione occidentale, serrando ulteriormente l'idea di dialogo, di confronto tra culture e modi espressivi differenti che trovano nell'espressione artistica il loro naturale luogo di apparizione. Nelle carte di Chen Li la sapienza tecnica, il controllo del gesto e dello spazio vanno di pari passo con la volontà di comunicazione, con un'urgenza espressiva che è testimoniata dal perdersi delle singole parole, delle singole lettere in una musicalità cromatica che le trasforma in note, in accenti del pensiero e del sentimento. Come nella celebre lirica di Leopardi, siamo di fronte a un naufragio “dolce”, e come negli splendidi versi di Borges l'arte si rivela per enigmi, coinvolgendo lo spettatore in un gioco di infinito di rimandi e di suggestioni che si compongono in una finale armonia di forme e cromie.
"Infinito", 70x50 cm, Chen Li 2005, inchiostri su carta Magnani di Pescia, UniCredit Collection
"Blazing in Gold-Ardente in oro",70x50 cm, Chen Li 2005, inchiostri su carta Magnani di Pescia, UniCredit Collection
"Rosso",100x150 cm, Chen Li 2005, acrilico su tela, collezione privata
"Il dono",100x150 cm, Chen Li 2007, acrilico su tela, collezione privata
Acqueggiature
Esistono, dice Balzac, “misteri sepolti in ogni parola umana”. Chen Li usa l’arte della calligrafia per mettere in scena lo svelarsi della parola. Per lei la tela bianca diventa una discesa nel profondo degli abissi alla ricerca di tesori
sommersi e il tratto nero dell’inchiostro non è altro che l’affiorare di queste ricchezze. Per questo i suoi tratti si manifestano anche con gocce, colate, sbavature e rigagnoli: portano in sé il mondo acquatico dal quale provengono. La liquidità
è il desiderio stesso del linguaggio... il linguaggio vuole scorrere. I poeti questo lo sanno molto bene. L’acqua domina il verso, e la vera poesia sorgiva esprime, senza intralci, il linguaggio continuo, ininterrotto, che rende più elastico
il ritmo. [...]Le tele di Chen Li [...] in qualche modo stendono parole alla luce, all’aria... solo una volta che si sono asciugate, si può ricercarne il senso. A nostro avviso non c’è modo più piacevole (al limite dell’erotismo) che declamare
i versi dei poeti usando non la lettura ad alta voce ma la voce tracciata attraverso la calligrafia, quella che parla anche agli occhi.
Andrea Mosconi
E in questo dialogo tra le diverse posizioni sociali e culturali dell’uomo e la ricerca di una pace che conferisca stabilità e qualità all’esistenza, s’inserisce la voce dei poeti, tra questi Pablo Neruda, profondamente amato dalla pittrice
cinese Chen Li. La particolare calligrafia dell’artista conferisce una suggestiva identità alla raccolta “Canto e discanto” esposta alla Libreria Fontana, in via Monte di Pietà 19/c. Si tratta di 20 poesie visive dedicate a Valerio Magrelli,
la cui elaborazione – rileva Andrea Mosconi – mette “in scena lo svelarsi della parola” e, con sapiente misura, Chen Li utilizza il segno per fissare l’intensità dei sentimenti dello scrittore: “E’ il cimitero del pensiero/ che si raccoglie
tra le mie mani”.
Angelo Mistrangelo, La Stampa, giovedì 24 aprile 2003
[...] Sono composizioni che sembrano fatte d’acqua, macchie di colore. Parole, versi poetici che giocano con l’inchiostro e con il segno usati per vergarli. Più sono semplici, essenziali, più sono meravigliosi. A volte le lettere sembrano
svanire, sciolte dall’umidità. E’ come se gli sguardi le consumassero. Come se gli occhi le prendessero e portassero via, lasciando lacrime al loro posto.
Gian Luca FavettoLa Repubblica, martedì 22 aprile 2003
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